sabato 14 aprile 2012

Rapsodia Satanica



"Rapsodia Satanica" dir by Nino Oxila




La storia è una variazione del "Faust", tratta dal poema di Fausto Maria Martini del 1915. (http://www.mascagni.org/books/rapsodia-satanica )

La giovinezza , i fiori del male sul pavimento, il mal de' fiori ovunque.
L'amore e la morte , in fondo, si completano.








Interpreti e personaggi

Lyda Borelli: Alba d'Oltrevita
Andrea Habay: Tristano
Ugo Bazzini: Mefisto
Giovanni Cini: Sergio



Regia: Nino Oxilia
Soggetto :Fausto Maria Martini
Sceneggiatura: Alberto Fassini
Casa di produzione :Cinés
Musiche : Pietro Mascagni
Scenografia Giorgio Ricci





giovedì 15 marzo 2012

La guerra e il sogno di Momi



"La guerra e il sogno di Momi" (1917) Giovanni Pastrone



The holy emptiness of waiting people!

 



“Trik – il suo burattino prediletto – agile, geniale, audace” e “Trak, goffo, ottuso, feroce”... 
La guerra dei sogni in una battaglia finta.
Ripresa a passo uno di burattini soldati in attesa della vita.




Regia: Giovanni Pastrone
Segundo de Chomón (animatore,fotografia,effetti speciali)

Interpreti e personaggi:

Guido Petrungaro: Momi
Alberto Nepoti: padre di Momi
Valentina Frascaroli: madre di Momi
Enrico Gemelli: nonno di Momi
Stellina Toschi: la bambina





venerdì 2 marzo 2012

Modì . L'ultimo dei Romantici


“Les amants de Montparnasse” (1958) dir. by Jacques Becker 


"Nudo rosso" (1917) Modigliani


“Perla e porco” diceva di lui la sua amante Beatrice Hastings.
“Mostro ubriaco” lo apostrofava il poeta russo Nicolaj Gumilev.
“Di sicuro vede le cose in modo diverso da noi”, coglie nel segno Anna Achmatova.
“Era un aristocratico. La sua opera intera ne è la testimonianza più possente. La grossolanità, la banalità, la volgarità ne sono escluse” dirà Maurice de Vlaminck.



 Via Roma 38 , Livorno .



Nasce ,da Eugenia Garsin e Flaminio Modigliani, Amedeo , soprannominato Dedo.
Dedo è un bambino "un pò viziato, un pò capriccioso ma jolie comme un coeur".
Nell'estate del 1895 la polmonite di Dedo destò in sua madre serie preoccupazioni che riportò nel suo fedele diario di famiglia : "Il carattere di questo bambino non è ancora abbastanza formato perchè io possa dire qui la mia opinione.
Le sue maniere sono quelle di un bambino viziato che non manca di intelligenza.
Vedremo più tardi cosa c'è in questa crisalide. 
Forse un artista?"
Quattro anni dopo nello stesso diario Eugenia scriverà "Dedo ha rinunciato agli studi e non fa più che della pittura , ma ne fa tutto il giorno e tutti i giorni con un ardore sostenuto che mi stupisce e mi incanta.
Se non quello è il mezzo di riuscire, è che non c'è niente da fare.
Il suo professore è molto contento di lui, io non me ne intendo ma mi sembra che per avere studiato solo tre o quattro mesi non dipinge troppo male e disegna benissimo."

Modigliani prende a frequentare la scuola di Guglielmo Micheli pittore del tardo ed entusiasta postmacchiaiolismo toscano.


Modì lasciò questa casa nel 1906 per partire alla volta di Parigi.






Bateau-Lavoir di Place Émile-Goudeau, n°13 . Modì , l'italiano ebreo .


Amedeo arriva a Parigi nel 1906 , con una lettera di introduzione di Ortiz de Zarate per il pittore e scultore Granowski, e si ferma per qualche settimana in un albergo vicino all'elegante quartiere della Madeleine.
Granowski ricorda un ragazzo timido, vestito bene, che non fumava e beveva solo vino, moderatamente.




Il fiocco anarchico, alla Lavallière, annodato al collo in bella vista, i suoi abiti in velluto scuro.
Giacca di velluto alla maremmana , foulard rosso intorno al collo e cappello a falde larghe , Amedeo cammina talvolta fra la folla eccentrica della Butte.
I suoi primi amici sono  il  cocchiere-poeta Deleschamps e Maurice Utrillo, pittore alcolizzato.


Lascia Rue Caulaincourt per errare di stanza in stanza in alberghi come du Poirier e quello du Tertre e poi, successivamente, al n.7 di Place J.B. Clément .


"E' il mio occhio di italiano che non può assefuarsi alla luce di Parigi...Una luce così avvolgente... Non puoi sapere quel che ho immaginato come nuovi temi in viola, arancione, ocra... Non c'è verso di farli cantare... per ora..." dice Modigliani, che a Parigi viene semplicemente chiamato Modì.
"Maudit", "maledetto", che suona proprio "Modì" nel pronunciarlo.
"Non ci sono. E' ancora del Picasso, ma riuscito male.Picasso darebbe una pedata a questo mostro". dirà un giorno osservando un suo dipinto.
Annunciò così, qualche giorno dopo, di aver distrutto tutto eccetto due, tre disegni.
Modì continua a cambiare indirizzo : alla Ruche, 216 boulevard Raspail, al 16 di rue du Saint-Gothard a Montparnasse, poi di nuovo a Montmartre al 39 passage de l'Elysée des Beaux Arts e salutariamente anche al Bateau Lavoir di Place Émile-Goudeau, n°13 a Montmartre alla Closerie des Lilas, dove le notti morivano fra arte ed alcool.


La bohème della “ville lumière”, la “città delle luci” e dell’arte di Picasso, Utrillo, Epstein, Jacob, Radiguet, Cézanne, Chaplin, Apollinaire, Derain, Satie, Cocteau.


Dal 1914 al 1916 Modì vive con la poetessa inglese Beatrice Hastings , icca, eccentrica (tanto da girare con cestini con anatre vive al braccio) , autoritaria e seducente, e vende i suoi quadri a Paul Guillaume.
Modì che in preda ad un'ebbrezza totale recita, urlando, dei versi di Rimbaud e poi subito dopo i Canti di Maldoror nel cimitero di Montmartre.
Sempre in questo periodo altri due amabili personaggi entreranno nella vita di Modigliani : il polacco Léopold Zborowski e sua moglie Anna.




E' il carnevale del 1917 quando Modì incontra la bellissima diciannovenne  Jeanne Hébuterne, musa ed amante di sempre, giovane allieva dell'Accademia Colarossi.
I due, in realtà, si erano già incontrati un anno prima.
Il 30 dicembre del 1916 Amedeo lascia a Jeanne un suo disegno con dedica.
Per quel carnevale Jeanne si era vestita da russa, con alti stivali ed una tunica.
Lo sguardo languido e l'espressione perduta incorniciata dalla frangia sulla fronte .
Era piccola, con i capelli castani dai riflessi rossi e la pelle chiarissima , tanto che i suoi amici la chiamavano "Noix de Coco".
Insieme, in quello stesso anno, affittarono uno studio in rue de la Grande Chaumière .


Il loro amore li accompagnò fino alla morte.


Il 24 gennaio 1920 Amedeo Modigliani muore all'Hospital de la Charitè in preda al delirio da meningite tubercolotica.
Jeanne Hébuterne, al nono mese di gravidanza, viene condotta nella casa paterna dai propri familiari ma, appena due giorni dopo si lancia dalla finestra dell'appartamento al quinto piano, morendo sul colpo.




"Per amore tradì, per esister morì" (V. Capossela).








Fonte: "Modigliani, mio padre" Jeanne Modigliani.


Jeanne Hébuterne






















                                                                       








Libri consigliati:


"Modigliani, mio padre" Jeanne Modigliani
 "Modigliani, sa vie et son oeuvre" André Salmon
"Amedeo Modigliani, principe di Montparnasse" Herbert Lottman
"Ricordi Via Roma. Vita e arte di Amedeo Modigliani" Beatrice Buscaroli
"Modigliani. Livorno-Parigi ultima bohème" Aldo Santini
"Modigliani. l'ultimo romantico" Corrado Augias












Consigli cinematografici:




"Montparnasse" ("Montparnasse" 19 o "Les amants de Montparnasse") di Jacques Becker (1958)
"Modì" di Franco Brogi Taviani (1990)
"I colori dell'anima - Modigliani " di Mick Davis (2005)








Modì musicato:


"Modì" Vinicio Capossela
"Modigliani(Lost in your eyes)" - Book of Love

martedì 28 febbraio 2012

La notte dannunziana


                         "Wally in roter Bluse mit erhobenen Knien" (1913) Egon Schiele




"Proprio innanzi a quel caminetto Elena un tempo amava indugiare, prima di rivestirsi, dopo un’ora d’intimità. Ella aveva molt’arte nell’accumulare gran pezzi di legno su gli alari. Prendeva le molle pesanti con ambo le mani e rovesciava un po’ indietro il capo ad evitar le faville. Il suo corpo sul tappeto, nell’atto un po’ faticoso, per i movimenti de’ muscoli e per l’ondeggiar delle ombre pareva sorridere da tutte le giunture, e da tutte le pieghe, da tutti i cavi, soffuso d’un pallor d’ambra che richiamava al pensiero la Danae del Correggio. Ed ella aveva appunto le estremità un po’ correggesche, le mani e i piedi piccoli e pieghevoli, quasi direi arborei come nelle statue di Dafne in sul principio primissimo della metamorfosi favoleggiata.


(...)
"Liebesakt Studie" (1915) Egon Schiele


Elena pareva presa da una specie di follia infantile, alla vista della vampa. Aveva l’abitudine, un po’ crudele, di sfogliar sul tappeto tutti i fiori ch’eran ne’ vasi, alla fine d’ogni convegno d’amore. Quando tornava nella stanza, dopo essersi vestita, mettendo i guanti o chiudendo un fermaglio sorrideva in mezzo a quella
devastazione e nulla eguagliava la grazia dell’atto che ogni volta ella faceva sollevando un poco la gonna ed avanzando prima un piede e poi l’altro perchè l’amante chino legasse i nastri delle scarpe ancora disciolti."




"Il Piacere" Gabriele d'Annunzio e la sua Elena Muti che nel ricordo giunge...




                           "Stehende Frau in Rot" (1913) Egon Schiele 







Un rossore lieve sul viso
appare al buio 
di una battaglia di corpi.
"E quelle dita che stringemmo una volta ,
che sfiorammo con le labbra".






martedì 17 gennaio 2012





"Le sang d'un poète" dir. by Jean Cocteau (1930).


Il sangue di un poeta passa dalla bocca attraverso una mano, nel silenzio di un'amorosa solitudine.
Una statua non immobile , un cuore fermo, uno specchio e la Bellezza.




E poi sedemmo così sulle ginocchia del riflesso.